Nemmeno capiti, forse questo sarebbe qualcosa di sovrumano – e anche superfluo.
Sentirsi accettati per ciò che si è; per i pochi pregi e i molti difetti. Per i limiti che ci fanno tendere all'umanità, perché è questo ciò che siamo.
Umani bisognosi di poter manifestare liberamente la propria natura. Non macchine da lavoro o animali da competizione.
Persone che sono come un raggio di luce che attraversa una crepa nel cuore, luce che rischiara l'anima e improvvisamente rende migliore ogni angolo di se stessi.
Dita che si intrecciano, corpi che si uniscono, membra che diventano una cosa sola.
Per sentirsi completi, finalmente integri.
Forse questo è amore.
Dita che si sfiorano e attraverso le quali passano emozioni che nessuna parola potrebbe mai esprimere.