domenica 7 giugno 2015

JUST 19 AND SUCKER'S DREAM.

Fa caldo.
Caldo che la t-shirt bianca che non mi appartiene si incolla sulla pelle.
Caldo che le natiche nude si appiccicano sulla sedia dello scrittoio.
Hegel, Marx, Prima Guerra Mondiale, Leopardi, Keats, Bequer, Baudelaire, Rivoluzione russa, limiti, derivate, l'elettricità.
Credo di aver letto che una forza si dice conservativa se il lavoro svolto per effettuare uno spostamento dipende esclusivamente dal punto di partenza e quello d'arrivo, impassibile al tragitto che si compie per effettuarlo.
Una carica elettrica minuscola. Piccola, insignificante, impercettibile, che non incide minimamente su ciò che la circonda.
E pensare che io fisica la detesto.
Ma quanto vorrei potermene fregare del tragitto.
Partenza e arrivo, punto A e punto B. Con gli occhi bendati, le orecchie tappate, il mondo che scivola sulle mie spalle, sulla mia schiena, fino a farsi calpestare sotto i miei piedi.
Mutismo e indifferenza.
Questo sì, questo sarebbe il mio desiderio più grande.


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